Station38, Brad Coleman, Photographer

Brad Coleman è un ex pilota NASCAR, ora fotografo. In questo articolo vi presentiamo il suo reportage sui pompieri della Station 38, Houston Fire Department.

«Let no man’s ghost return to say his training let him down».

(Fai in modo che non torni il fantasma di nessuno a dire che la sua squadra lo ha abbandonato)

Il mio primo ricordo legato ai vigili del fuoco, risale all’infanzia: la scuola era vicina ad una caserma dei pompieri e quando finivano le lezioni e tornavo a casa, camminando vicino al cancello sempre spalancato, sentivo spesso delle risate, vedevo persone che a volte giocavano a pallavolo, altre volte erano impegnati nel lavare i mezzi nel piazzale scherzando tra loro, insomma davano un’idea completamente falsata di quella che era la loro principale occupazione, ma ero troppo piccola per capirlo.

Poi, il tempo, ha portato un secondo ricordo legato a questi eroi quotidiani, un ricordo non solo mio, ma di tutti noi, l’11 settembre 2011, e non credo sia necessario approfondire. Posso soltanto dire che in quell’occasione mi sono sentita stupida, per aver pensato da bambina che fare il pompiere fosse una cosa semplice, divertente e tutto sommato neanche così stressante.

«Nel soccorrere le persone che si trovavano all’interno delle torri morirono 343 pompieri del Fire Department di New York: un numero tanto elevato da equiparare il totale di pompieri scomparsi in un’intero secolo».

La cosa che forse spesso dimentichiamo, è che questi uomini e queste donne, rischiano la loro vita per gli altri ad ogni chiamata, e non c’è bisogno di un disastro delle proporzioni dell’attacco alle torri gemelle per metterli di fronte al pericolo, di fronte ai volti delle persone che in quel momento hanno l’assoluto bisogno di un loro personale eroe, che si presenta con il viso di un estraneo.

Brad Coleman vuole farci conoscere alcune di queste persone, i pompieri della Station 38, Houston Fire Department. Poche parole, ma tante emozioni, pensieri e sentimenti nei loro sguardi e nei loro ricordi, nei loro sorrisi.

JOSH – The Captain: “Le persone spesso non hanno davvero idea di quello cui si trovano di fronte. Quando le incontriamo, il più delle volte si tratta del peggior giorno della loro vita ma forse, in quei momenti, siamo gli unici ad essere davvero consapevoli di quanto possa esser grave la situazione. Spesso diciamo meno di quello che sappiamo, per evitare che ai malcapitati crolli addosso il mondo in un unico momento, in quel preciso e orribile momento. Esser in grado di aiutare quelle persone nella situazione critica, ti aiuta a condividere qualcosa di importante con gli altri e ti fa apprezzare molto di più ogni piccolo momento felice del quotidiano”.

PHILIP – Firefighter: “Da marinaio, ho imparato cosa significa davvero il senso di fratellanza, e oggi so che voglio cercare qualcosa di simile e altrettando positivo in ogni cosa che faccio. Vengo da una famiglia di pompieri, mio nonno era capitano a Baltimora, e credo proprio che io ce l’abbia nel sangue questo mestiere! Non riesco a immaginarmi in un lavoro dove non fai parte di una squadra; gli individui hanno un proprio valore, ma questo viene moltiplicato ogni volta che si riesce a far parte di un team, di un gruppo, di una famiglia, come la nostra”.

MELISSA – Firefighter: “Volevo fare il pompiere fin da quando ero bambina! Amo come ogni giorno sia diverso dagli altri. Quando sono qui in attesa, non ho idea di cosa succederà e per cosa saremo chiamati. Tutto in questo lavoro può cambiare in un istante. Amo questa imprevedibilità, per quanto tutto questo possa essere pericoloso, perché oltre a darmi da vivere, mi permette di rendere una giornata terribile per qualcuno, un po’ più sopportabile”.

JERRY – Firefighter: “Onestamente, non sarei in grado di resistere in un ufficio dalle 9 alle 5, non fa per me. La flessibilità che ti offre il fatto di essere un pompiere non ha prezzo, sia in fatto di orari, che in merito alle cose che devi affrontare. Quando sono di turno, tutto il resto del mondo rimane fuori dalla mia testa, e do il massimo per ogni chiamata. Ma quando sono di riposo, posso davvero rilassarmi e godermi la qualità della vita senza dover pensare alle cose in sospeso, alle scadenze o a tutte quelle incombenze che occupano la mente di chi ha un lavoro diverso, come potrebbe essere un libero professionista o un impiegato”.

TERRELL – Firefighter: “Quando vivevo a L.A. mi laureai come sceneggiatore, ma vivevo proprio accanto a una caserma dei pompieri, e sembrava si divertissero davvero molto. Per questo sono qui! Come vigile del fuoco, è come se fossi rimasto un po’ bambino per sempre. Dobbiamo vedere e vivere storie raccapriccianti, ma dobbiamo gestirle dentro di noi come fossimo ragazzini adolescenti; pretendiamo che non siano mai accadute in fondo, e in qualche modo andiamo avanti. Se non facessimo in questo modo, il volume di dolore e dispiacere che dovremmo portarci addosso giorno dopo giorno, in breve tempo ci schiaccerebbe e non saremmo più in grado di offrire quella spalla forte di cui le persone hanno bisogno nei momenti critici”.

JOEY – Firefighter: “Sono 14 anni che faccio il pompiere, e ancora oggi amo il fatto che ogni secondo sia diverso da tutti gli altri. Ognuno di noi lo fa per un suo motivo personale, ma essere costantemente ingaggiato da qualche sfida, costantemente spinti a superare i propri limiti, dover essere sempre pronti ad affrontare qualcosa che conosci solo in parte, sono spesso motivi comuni. Oltre a questo costante bisogno di adrenalina, altra cosa decisamente fondamentale, è questo sento di cameratismo e fratellanza che ti fa sentire che in ognuno di questi momenti difficili non sei mai solo. Puoi star certo che le persone che hai intorno si fidano di te tanto quanto tu ti fidi di loro, al punto da poter mettere la tua stessa vita nelle loro mani”.

 

ALEX – Firefighter: “Ho iniziato come volontario, e lo facevo due volte a settimana, oltre al mio normale lavoro, per circa 4 anni. Non so spiegarne il motivo, ma io amo essere un vigile del fuoco. Incontrare nuove persone continuamente, e non conoscere la monotonia e quella continua incognita racchiusa nell’imprevisto, non spengono mai questo mio senso di avventura, di cui non saprei fare a meno. Magari potrebbe sembrare un po’ superficiale come motivazione, ma ognuno di noi ha bisogno di sentirsi vivo, e se mentre lo fai riesci anche ad essere utile per qualcuno, cos’altro ti serve per svegliarti felice?”.

SAM – Firefighter: “Ormai, dopo 33 anni di servizio, sono decisamente prossimo alla pensione. All’inizio sono entrato nei vigili del fuoco perché mi serviva un lavoro, e non volevo andare al college, quindi direi quasi per caso. Quello che poi mi ha fatto andare avanti ogni giorno con un nuovo sorriso, è stata la squadra, questa sensazione così forte che sembra quasi una seconda famiglia, con la diversità che mentre la tua famiglia la devi proteggere, qui ognuno bada all’altro, in ogni momento, in ogni situazione. Devi affrontare veramente tante situazioni orribili, ma hai anche altrettante situazioni davvero leggere e divertenti che ti aiutano a superare il dispiacere per le cose che non puoi risolvere; merito del cameratismo, di questa condivisione spalla-spalla che è forse quello che ti dà la forza di correre a ogni chiamata. Non sei solo. Con la tua squadra, puoi affrontare tutto. Puoi aiutare persone che pensano di non aver più niente da perdere. Se tu fossi da solo, probabilmente la cosa più coraggiosa che ti sentiresti di fare a cuor leggero sarebbe far scendere un gatto da un albero!”.


 

«In fondo la fotografia è un modo più sbrigativo per fare una scultura». Robert Mapplethorpe

La storia di Brad Coleman è più che unica, come la definisce lui stesso nel suo sito. Il suo ricordo d’infanzia preferito lo riporta a pedalare lungo il vialetto di casa, immaginando di raggiungere una velocità di 200 miglia all’ora in una gara di macchine giocattolo. 14 anni dopo, questo sogno divenne realtà, quando Brad fu reclutato dal Joe Gibbs Racing (JGR Team) per correre in NASCAR (National Association for Stock Car Auto Racing). Grazie alla sua eccezionale consapevolezza e presenza di spirito, unita ad una inarrestabile volontà di eccellere, Brad dominò il mondo del Motorsports professionale ad un’età davvero precoce rispetto ai suoi avversari. Viaggiare per il mondo seguendo le varie corse di categoria, lo portò ad incontrare persone, culture e città che altrimenti non avrebbe forse potuto conoscere. Le emozioni dei volti che lo guardavano, e le storie che si nascondono dietro ad ognuno di quelli sguardi lo incuriosiscono da sempre, e quello che lui dimostra nei suoi scatti non è un interesse da ricercatore, ma da umanista che vuole “vivere” le storie delle persone che incontra, e rappresentarle nei loro stessi sguardi, sperando arrivino dirette al cuore dell’osservatore.

Per approfondire la conoscenza di Brad Coleman e dei suoi lavori:

Email: brad@colemanstudios.us

Website:  www.colemanstudios.us

Instagram: @bradccoleman

 

Rubrica a cura di: Martina Padovan

 

Martina Padovan

Contributor - Photographer

Parola d’ordine: emozioni. Le sue fotografie non sono pure e semplici immagini. Sono mondi, storie, status e culture raccontate attraverso l’obiettivo.