The creative travelers: Patagonia

Patagonia- Dana Buhnea

Esiste un posto al mondo dove la mia pelle trema illuminata da una luce cangiante, dove i miei pensieri vanno alla deriva sopra le correnti oceaniche, mentre i miei piedi riposano ed il mio sguardo si perde verso l’orizzonte inesauribile.

Questo posto, una regione scarsamente popolata, situata nel lembo più a sud del Sudamerica, divisa tra Argentina e Cile, è ai più noto come Patagonia. Meta per eccellenza per gli amanti della natura, la Patagonia ti invita in silenzio ad indossare le migliori scarpe e camminare sui suoi sentieri lussureggianti, per poi guidarti ai confini della provincia della Tierra del Fuego lasciandoti incantato dalla sensazione di pura libertà che respiri ad ogni passo.

[cml_media_alt id='1807']Before & After[/cml_media_alt]

Dalla ridente cittadina di Bariloche alla ventosa Punta Arenas, sino alla lontana Ushuaia, la Patagonia ha la grande qualità di regalare emozioni da pelle d’oca 365 giorni all’anno e non solo per essere il coacervo di una miriade di paesaggi tra i più straordinari nella storia dell’uomo, ma anche per il meraviglioso senso di ospitalità della sua gente, per la deliziosa cucina dai sapori speziati, per la fauna regina delle vastità e degli spazi infiniti, per gli esploratori senza paura che ne hanno solcato i mari e le terre.

 

Lunedì, primo giorno della settimana nell’ultimo lembo del mondo, Ushuaia, la città più australe della terra, capitale dell’Antartico argentino, e per me un sogno che diventa realtà. È l’abbrivio della mattina e l’aereo atterra ancora in tempo per catturare il sorgere del sole sulla provincia ghiacciata.

 

[cml_media_alt id='1809']Tierra del Fuego (14)[/cml_media_alt]

«Cartelli incisi con la scritta Antartica e Isole dell’Atlantico del sud si stagliano alti, rammentando a questi tre europei un po’ matti, che hanno pensato di celebrare il Solstizio d’Estate a 8 gradi sotto zero solo accompagnati dai loro zaini in un perfetto spirito da vera avventura, dove sono finiti».

[cml_media_alt id='1811']Tierra del Fuego (12)[/cml_media_alt]

L’ispirazione del giorno dopo inizia con una tempesta di neve alle 5 del mattino, prosegue con l’incontro con una coppia di viaggiatori francesi che hanno lasciato il loro lavoro per intraprendere un lungo viaggio intorno al mondo, finisce in gloria con un delizioso boccale di birra Cape Horn nella mia mano e con la certezza che l’indomani navigherò nel più famoso ed importante passaggio naturale tra Oceano Atlantico e Pacifico: lo Stretto di Magellano. Da qui intraprendiamo un itinerario fatto di fantastici sentieri a labirinto, selvaggi scenari degni di un quadro naturalistico, vini e piatti cileni sopraffini, vecchi villaggi di pescatori, le monumentali e scure pareti delle Torres del Paine, percorsi da cartolina, fragranze di vita locale nella terra della vita all’aria aperta e degli audaci esploratori.

 

Navigando, finalmente giungiamo a Punta Arenas, la città più ventosa del mondo, tanto ventosa che le strade sono provviste di passamano per consentire agli abitanti di reggersi mentre camminano. La strada ci coccola con i suoi maestosi esempi del luogo – la volpe della Patagonia chiamata Zorro, le ostriche di Darwin dette Nandu, il lama patagonico Guanaco – e ci porta a Puerto Natales, base di partenza per trekking sui ghiacciai e scalate in Patagonia.

È la fantasia che tutti noi custodiamo nella nostra mente, la fantasia per cui un giorno ci sveglieremo in un rifugio di montagna, con il respiro leggermente provocato dal profumo del legno e con i nostri sensi destati da un refolo di vento della vicina foresta. Il sogno è vero, alzati e risplendi! Nelle prime ore del mattino si parte per il Parco Nazionale di Torre del Paine e io sto già scattando foto nella mia mente.

 

 

Macchina fotografica carica, un buon paio di scarpe da montagna ai piedi, fit termico, giacca impermeabile, e tre giorni davanti a noi. È questo il segreto quando si viaggia leggeri: senza tutti i comfort che ti danno un senso quando sei a casa, sei costretto a cercare un nuovo senso dentro di te.

[cml_media_alt id='1835']Torres del Paine (6)[/cml_media_alt]

Noi tutto ciò lo abbiamo trovato sui viottoli a zig-zag nel verde dei boschi, incontrato sul fondo di laghi tourqoise, nella furia dei fiumi turbolenti, nella forza di cascate vociferanti, ai piedi di ghiacciai raggianti e sulle superficie delle lagune serene. Il parco è, soprattutto, una raccolta di fiabe, un agglomerato di immagini colorate che tolgono il fiato. È come se ci si aspettasse di trovare la Bella Addormentata ammiccante dietro l’angolo oppure uno dei sette nani sbucato davanti tirandoti la manica.

 

Dopo tre giorni nel parco posso dire di aver visto più arcobaleni qui che in tutta la mia vita. Per il resto, non c’è molto che si possa aggiungere per descrivere Torres del Paine. Una cosa riassume tutto, però: se c’è un posto che si deve vedere una volta nella vita, questo posto è il Parco Nazionale TDP. Forse non vi capiterà di trovare un cavallo alato o un unicorno, anche se la sensazione fiabesca che si avrà nelle radure assolate porterà i vostri pensieri proprio ad essi. Ma quello che sicuramente incontrerete è la tranquillità, l’aria fresca, la calma e la serenità che solo una riserva naturale vi può regalare.

«Una cosa riassume tutto però: se c’è un posto che si deve vedere una volta nella vita, questo posto è il Parco Nazionale di torres del paine. Forse non vi capiterà di trovare un cavallo alato o un unicorno, anche se la sensazione fiabesca che si avrà nelle radure assolate porterà i vostri pensieri proprio ad essi. Ma quello che sicuramente incontrerete è la tranquillità, l’aria fresca, la calma e la serenità che solo una riserva naturale vi può regalare».

Dopo aver in questi giorni incontrato e saggiato tutti i gli elementi della natura, un buon riparo è del tutto meritato. Spacio Kau Patagonia sorge ad hoc per l’occasione – un lussuoso ambiente di understatement svedese, con un camino ed una deliziosa cioccolata calda servita con marshmallow rosa.

 

 

Il viaggio sta quasi volgendo al termine, ma io potrei semplicemente rimanere ad ascoltare il suono di questo posto per settimane e settimane. Perito Moreno, probabilmente il più famoso ghiacciaio del mondo, mi saluta ironicamente da lontano, sapendo che non posso lasciare questa terra senza fargli visita. L’imponenza è sempre stata luce per i miei sensi visivi e ora questa maestà ghiacciata mi sta categoricamente chiedendo di omaggiare la sua grandezza. La passerella intorno al ghiacciaio è tutto ciò che ho immaginato, natura di prima classe alla massima potenza, con vista stroboscopica intervallata da ulutati sinistri del ghiaccio in movimento.

 

 

L’aereo è quasi arrivato per portarci via, ma devo dire che i panorami vissuti nelle ultime due settimane sono stati qualcosa che si incontra solo nel mondo delle cartoline, sulle scatole di cioccolatini o nelle vetrine delle agenzie di viaggio. Me ne sto ormai andando, ma all’interno del Parco Nazionale Los Glaciares un pezzo enorme di ghiaccio si rompe e scompare per sempre sotto i flutti tranquilli di Lago Argentino.

“Porta via solo foto
Ammazza solo il tempo
Lascia indietro solo passi
Ogni viaggio è passatempo”.

Articolo e shooting fotografico: Dana Buhnea

Dana Buhnea

Contributor - Photographer

Sempre e solo alla caccia di tramonti intorno al globo. Spesso in un luogo selvaggio, per una boccata di aria fresca, su una strada da calpestare, con una goccia di sudore da asciugare e un granello di coraggio da profondere. 34 anni, niente da perdere e un mondo intero da scoprire.