Ambasceria Cult, Trieste: atelier per viaggiatori di pensiero

Ambasceria Cult è un atelier del centro di Trieste che ospita la produzione di eccellenza di artisti, creativi, designer: abiti, tessuti e oggettistica sono acquistabili anche attraverso il loro e-commerce.

 

Tutto è iniziato con un incontro. Di quelli casuali, che senza alcun preavviso lasciano un segno indelebile tra i ricordi più belli.
Martina Padovan, nostra fotografa in numerose storie, quel giorno era alla ricerca di scatti memorabili all’Arsenale Vintage Market di Verona. Il contesto perfetto per immortalare pezzi unici. Ma non solo. Proprio qui, tra stoffe e vestiti, è comparso Leonardo Chiti: un uomo dalla spiccata provenienza toscana e con un’innegabile dedizione per i tessuti. Lo scambio di idee e di passioni è stato così naturale da durare nel tempo, anche con il seguente arrivo di Marta Pesamosca al fianco di Leonardo e mille progetti sempre in divenire.

Questa è la storia che vi voglio raccontare oggi: quella di due persone che hanno unito ideali e passioni per dare vita a un luogo unico in Italia e nel suo genere. Ma non ancora per molto, perché Ambasceria Cult può essere ovunque lo si voglia avere, un’esperienza da diffondere in ogni città. Basta la voglia di conoscerla, viverla e – perché no – farla rinascere dove c’è “casa”.

 

Per varcare finalmente la soglia della nuova creazione di Leonardo e Marta, Martina è arrivata a Trieste. È strano sentirsi così agitata in una terra che anche per lei ha il profumo di casa. Eppure l’idea di entrare in uno spazio in cui ritrovare i due amici in tutto quello che la circondava, la faceva essere letteralmente su di giri. Lui studioso e cultore dei tessuti storici e vintage, lei architetto atipico influenzato dai più svariati stimoli culturali. Facile capire il perché Martina non vedesse l’ora di scoprire cosa c’era dietro quella porta.

Partiamo dall’inizio, per chi ancora non vi conosce. Chi è Marta Pesamosca e chi è Leonardo Chiti?

Marta: «Nasco come architetto, con emisfero destro e sinistro del cervello che rimbalzano continuamente. Se devo essere sincera, ho sempre privilegiato la parte creativa. La creatività è una cosa che trovo interessante perché è molto intuitiva e credo che in generale, anche nella vita di tutti i giorni e nei più svariati contesti, ci sia bisogno di intuizione. La mia intuizione più riuscita, probabilmente, è stata lasciarmi attrarre dalle passioni che mi muovono, ed ecco Ambasceria Cult. Non so esattamente chi lo diceva, ma quando fai quello che ti piace come lavoro non lavorerai un minuto nella tua vita».

 

Leonardo: «Sono un figlio del vintage e della cultura dei tessuti, se così posso definirmi. Vengo da una famiglia in cui i tessuti sono una lunga tradizione: mia nonna era ricamatrice fiorentina, mio nonno ha sempre lavorato in mezzo – come si dice dalle mie parti – ai “cenci”, quindi in mezzo ai tessuti, agli stracci. Ma anche il padre di Marta era artigiano, infatti entrambi abbiamo una certa sensibilità verso la creazione artigianale e all’arte. Ci sentiamo accomunati da una parola cara a entrambi, “memoria condivisa”, che era parte di noi ancora prima di conoscerci e che è rimasta anche dopo, come coppia di vita e di creatività. È proprio da questo concetto che ha preso vita Ambasceria Cult».

 

Come definireste Ambasceria Cult ?

Marta: «Difficile dirlo in modo univoco, ma una delle parole chiave di Ambasceria Cult è creatività assieme a convivialità, emozione, esperienze, eccellenze. Ambasceria Cult è un continuo work in progress, un progetto che è essenzialmente legato alla ricerca. Ogni incontro determina un punto nuovo, una nuova sinergia, potenziali nuove visioni. Per questo vorremmo che Ambasceria Cult diventasse sempre più un punto di attrazione per l’incontro tra persone, un luogo in cui si possa scegliere un regalo, approfondire un tema attraverso le opere di un artista, la creatività e la memoria».

 

Questa realtà è davvero unica e preziosa e lo si capisce subito varcata la soglia. Sembra di essere in un luogo di ritrovo per molti pezzi unici.

Marta: «Anassagora diceva “L’uomo pensa perché ha le mani” e sicuramente questo spiega molto anche di noi. In tutto quello che c’è qui e che ora ti sta trasmettendo qualcosa ci sono state delle mani. E questo, inevitabilmente, produrrà dei ricordi. Noi siamo molto affascinati da tutto ciò che è legato al ricordo, ecco perché ci piace parlare di quella memoria condivisa che prima Leonardo citava. Ambasceria Cult lavora proprio su come avviene questa condivisione, come si crea il rapporto tra l’interazione e la possibilità di conoscere anche l’artista o il designer stesso di quello che vedi. Qui non si acquistano semplici prodotti, ma si ha l’opportunità di scoprire, ad esempio, il luogo e il processo creativo che ha portato a realizzare quel pezzo unico.

 

Tutto ciò che è in Ambasceria o è un pezzo unico o è in serie limitata e ordinabile solo in forma tailor made. Torniamo un po’ alla vecchia maniera, ma il valore si raddoppia nella misura in cui, oltre ad avere una creazione, ti porti a casa anche la storia della persona e del processo creativo che sta dietro. Porti con te non solo la storia artigianale di quel pezzo, ma anche il contatto con chi l’ha pensato e realizzato».

Eppure questo non è uno spazio espositivo. Il clima è quello di un piccolo salotto, non di un qualsiasi negozio. Una bella novità per chi entra.

Leonardo: «Senz’altro chi entra ha bisogno del suo tempo per orientarsi. Noi lavoriamo molto anche su una dimensione in cui la memoria ha molto a che fare con l’intimità, se no sarebbe semplice storia.
Il nostro è un atelier per “viaggiatori” di pensiero e nell’anima. Qui trova casa chi è alla ricerca del valore, della creatività e della genuinità di un posto. Trieste in questo ci aiuta. È una città che accoglie non il classico turista, ma il viaggiatore.

 

Noi, poi, ci mettiamo ovviamente del nostro. Nel centro dell’atelier non può mancare il nostro tavolo, un cimelio che ci portiamo dagli albori del progetto. Non è però un oggetto affettivo, ma un elemento simbolico davvero importante: il tavolo è da sempre simbolo di condivisione e la leggenda di Re Artù insegna ancora oggi che mettersi attorno a una tavola rotonda abbassa tutte le difese, ci rende uguali».

C’è un punto di inizio in questa favola? Da dove arriva l’idea iniziale di questo progetto?

Marta: «La bellezza della vita è poter trovare nuove ispirazioni ogni giorno, anche quando sei sicuro della strada che percorri. Non a caso il nostro motto è ormai diventato “felici scoperte per puro caso”.
Prima di arrivare a questo risultato abbiamo vissuto a lungo, dobbiamo dire, su binari paralleli. Ora sembra invece che siamo riusciti finalmente ad affiancarli. Anzi, a creare un binario un po’ più grosso, un contenitore.

Questa storia inizia a Verona con Deuda Concept Haus, un progetto di open housing in una meravigliosa casa in stile storicismo nel centro storico. Attorno a un tavolo succedevano cose meravigliose forse impossibili in altri contesti. La creatività, l’arte, la memoria, il patrimonio che circondava noi e gli altri artisti hanno fatto in modo che le persone si incontrassero e si creasse una profonda interazione. L’Italia, d’altronde, è l’ambasciatrice per eccellenza di questo approccio, cioè il saper condividere e valorizzare la creatività. È così che questo confronto con creativi di diversi settori ci ha dato degli input, che hanno poi finalmente preso forma in Ambasceria Cult».

Da Verona a Trieste, quindi. Cosa c’è dietro a tutti questi chilometri di distanza?

Leonardo: «Marta è triestina, quindi in realtà lei ha ritrovato un po’ “casa”. Ricordava una Trieste vecchia e comunque diversa, invece sono cambiate tante cose: da città di chiusura alla fine del comunismo è diventata città di apertura. Così da qualche weekend trascorso nei dintorni per trovare la famiglia di Marta siamo passati a considerare questa città come il giusto contesto in cui cominciare il nostro nuovo progetto. Oggi Trieste è la porta sull’Oriente, con un approccio totalmente diverso verso il mondo e anche da parte dell’Europa verso Trieste.

 

Inutile dire poi che questa città racchiude un tesoro nella sua memoria: da qui sono passati grandissimi geni come James Joyce, Umberto Saba, Italo Svevo. Trieste è in Italia, ma allo stesso tempo ha un profumo internazionale. E non poteva esserci casa migliore per Ambasceria Cult, che ha bisogno di respirare libertà e di guardare lontano».

Eppure non escludete che Ambasceria Cult possa anche essere in altri luoghi, in altre città. Il nome già suggerisce che ci siano degli ambasciatori. Chi sono queste persone?

Marta: «L’ambasciatore è il nostro tramite in una città. Finora abbiamo delle adesioni a Verona, Vicenza, Firenze, Siena, Pistoia. Abbiamo iniziato dai luoghi che chiamiamo “casa”, ma auspichiamo che ci siano ancora molte persone che vogliano abbracciare questo progetto per crearlo nel loro territorio, valorizzando le eccellenze del posto. Ambasceria Cult per definizione vorrebbe essere un moltiplicatore di creatività, quindi stiamo cercando di studiare i ranghi per gestire questa moltiplicazione.

 

Non sappiamo bene come si svilupperà Ambasceria, in ogni luogo sarà un atelier e un’esperienza unici perché noi offriamo un’idea, ma diamo la libertà a chi vuole accoglierla di metterci del suo. In un periodo in cui tutti chiudono, noi apriamo».

Il vostro concetto di attività va totalmente contro il mercato. Non volete convincere, volete solo accogliere: nuovi ambasciatori ma anche i vostri visitatori.

Leonardo: «Ad Ambasceria Cult non entra chi non ha questa nostra stessa sensibilità e non ci interessa che entrino. Per questo abbiamo un pubblico di persone realmente interessate e fortemente fidelizzate. La nostra, alla fine, è una comunità. Non esiste il cliente che entra, compra qualcosa ed esce senza innamorarsi. Chi vive l’esperienza di Ambasceria Cult e dei suoi prodotti ritorna per riviverlo ancora molte volte, sempre in modo diverso. La maggior parte delle nostre esperienze è stata di persone contente, che ci dicevano “ma io non pensavo che fosse così”. Amicizie che restano, persone che si scambiano i numeri, che la volta dopo ritornano con altri amici. Ecco che scatta il moltiplicatore, che non sappiamo cosa sia, ma succede.

Per Ambasceria Cult il ciclo è contrario rispetto agli altri negozi: di solito si mettono le emozioni in vetrina per attirare verso il prodotto, noi mettiamo articoli quotidiani che rimandano all’arte e alla creatività per far poi scoprire alle persone una realtà che è molto più grande di quello che potevano immaginare».

Per allargare questa grande famiglia vi siete buttati anche online. Anche questa volta siete riusciti a conciliare la vostra identità con un mondo che corre in un’altra direzione.

Marta: «In tutto quello che si trova da Ambasceria Cult ci sono state delle mani, che hanno però bisogno di un acceleratore. Crediamo che in questo senso l’innovazione e la tecnologia possano essere un volano. Abbiamo quindi cercato di trasporre Ambasceria Cult offrendo le esperienze che puoi trovare nel nostro negozio. Il nostro oggi è un e-commerce delle esperienze, dove si può comprare l’esperienza insieme al prodotto. Un e-commerce che si propone in realtà anche come piattaforma per diverse nicchie. Se c’è il lavoratore di ceramica che nel suo ambiente conosce gente interessata alla ceramica e vuole sfruttare la nostra piattaforma per diffondere questa esperienza, perché no. Quindi è un incontro di nicchie in un solo luogo digitale e da qui, unendo le forze, la storia di Ambasceria Cult acquisisce un lato anche commerciale».

 

Leonardo: «È comunque stato difficile legare il nostro schema di valori a questioni puramente pratiche e di mercato. Non volevamo perdere quello che siamo pur confrontandoci con linguaggi che per forza di cose dovevamo utilizzare.
Uno dei temi più spigolosi che abbiamo dovuto affrontare tra di noi, ma anche con gli artisti, ad esempio, è stato quello del merchandising d’autore. L’artista ha un processo molto lungo e intimo con l’opera, che non ha nulla di commerciale. Però si può fidare di chi è in grado di gestire il ponte tra arte e mercato con rispetto. “Un ponte si crea quando le due sponde si amano”, dicevano. Così abbiamo capito che nella gestione degli aspetti commerciali si può fare la differenza: in questo modo abbiamo avvicinato molti artisti e speriamo che la piattaforma, come l’intero progetto di Ambasceria Cult, sia solo all’inizio della sua conquista».


Articolo: Martina Vanzo  Shooting fotografico: Martina Padovan