Ducati in Lessinia: itinerario di viaggio

Due Ducati in Lessinia, la zona delle Prealpi che si trova a nord di Verona, e un itinerario in moto che parte proprio dal centro di Verona per poi ritornarci. Lo abbiamo realizzato, fotografato e raccontato per voi.

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Staccare dalla città, dal rumore della vita quotidiana, dal frastuono degli impegni. Ogni tanto bisogna concederselo. E quando il momento arriva, anche la meta deve essere pronta. Di strade ce ne possono essere tante, ma sono sempre quelle più sconosciute a rivelare sorprese inaspettate o un nuovo punto di vista. Altrettanti i mezzi a disposizione per viaggiare, ma per vivere un’esperienza unica e in piena libertà si può scegliere di volare. Su due ruote.

Parlavo di strade. Spesso sono proprio loro a raccontare la storia, a guidarci spensierati verso una meta che forse neanche c’è. Proprio così, cullati dall’idea di mille curve davanti a noi, in un weekend di metà estate cerchiamo la libertà dove siamo: saranno la strada e l’istinto a guidarci. Chiamala pazzia o spregiudicatezza, stavolta la chiameremo semplicemente libertà.

È un sabato di prima mattina. Piazza San Zeno a Verona è già una grande platea da cui poter osservare lo spettacolo della vita e della gente: chi passa in bicicletta, chi porta a spasso il cane approfittando della frescura mattutina, chi seduto comodo in un bar a gustarsi la colazione. Tutto tranquillo e ordinario in una delle piazze simbolo della città. A dare un nuovo suono a questo spartito già sentito il rombo dei nostri motori. Tempo qualche secondo e nella piazza ritorna la normalità. La colonna sonora della nostra giornata si allontana, direzione Lessinia.

 

Lessinia, già, questa sconosciuta. Un peccato per chi ancora non l’ha vissuta e assaporata, un vantaggio per chi invece ne può ancora apprezzare la genuinità. Tra le alture di questa zona prealpina della provincia veronese nascono da tempi antichissimi i sapori più decisi del territorio: i formaggi di vacche e capre che pascolano in queste zone sono lavorati con maestria dai vecchi casari e stagionati secondo tradizione per dare vita a un gusto intenso, che sa di montagna.

La montagna vera, dove la rigidità delle temperature si trasforma in vita e sapori unici. Per arrivare ai monti del Parco Naturale della Lessinia si attraversa prima un’altra zona che ha fatto del gusto il proprio marchio in tutto il mondo. Con facilità scivoliamo dalla città alle colline della Valpolicella e tra un filare e l’altro scoviamo piccoli borghi come quello di Castelrotto. Qui il fascino del passato sembra essere rimasto immune al trascorrere del tempo. Piccole stradine, ciottolati alternati all’asfalto, porticine che si aprono senza rivelare nulla, se non il profumo di un risotto all’Amarone già in pentola. Queste strade sconnesse e a tratti ripide sono solo il riscaldamento per noi, ma lasciamo questa magia per scoprire, poco più in là, l’incanto di una tenuta d’altri tempi.

 

«Piccole stradine, ciottolati alternati all’asfalto, porticine che si aprono senza rivelare nulla, se non il profumo di un risotto all’Amarone già in pentola».

Qui, come in tante altre ville del territorio riadattate a cantine vinicole, vengono prodotti oggi i grandi vini di questa terra. Tappa obbligata per qualsiasi intenditore o appassionato di vino: Sant’Ambrogio di Valpolicella. Da qui sempre più su, fino a dove l’asfalto e il cielo si uniscono in un’unica linea.

Ducati SuperSport bianca e rossa tra i cipressi

Il nostro itinerario incrocia anche il piccolo borgo di San Giorgio di Valpolicella, meglio conosciuto dai locali come “San Giorgio Ingannapoltron“. Questo nome ci fa sorridere, segno della naturale sincerità di chi vive questo luogo. Il motivo è subito spiegato: lo scorgiamo dal basso, così vicino e allettante, ma una volta imboccata la strada le curve si susseguono una dietro l’altra, ripide e faticose. Lo confermano i tanti ciclisti che incrociamo, carichi di forza di volontà e tanto sudore. Questo paesino caratteristico per le costruzioni in pietra e la sua antichissima pieve è una fortezza unica e inarrivabile. Una volta lasciato il borgo ecco arrivare nuove curve e sfiziosi rettilinei, da (per)correre in un sol respiro mentre l’aria comincia a farsi più fresca. E quando le sorprese sembrano essere finite, basta uno sguardo proprio lì, sulla sinistra, per avere una visione dal colore blu intenso: è il Lago di Garda che si presenta ai nostri piedi, anche se ora a inchinarci siamo noi davanti a una bellezza naturale così, che mozza il fiato.

Si alzano i giri e con essi anche l’altitudine: superato il paese di Breonio passiamo per Fosse direzione Passo delle Fittanze. Siamo nel cuore dei Monti Lessini, a cavallo tra Veneto e Trentino. Di differenze, però, non se ne vedono: qui è la natura a essere padrona universale, nella quale ci immergiamo anche noi in strade sempre più montane, strette ed eccitanti. Il paesaggio della Lessinia si distingue ora perfettamente, con i suoi piccoli muretti in pietra a secco e le mucche al pascolo.

Le grandi distese di prati sono una liberazione per l’anima e la mente, non c’è più un limite, ma un orizzonte lontano da riscoprire a ogni curva. L’incanto della natura è anche questo: scoprire di esserne parte anche quando si pensa di essere più grandi, più forti, più veloci.

«Le grandi distese di prati sono una liberazione per l’anima e la mente, non c’è più un limite, ma un orizzonte lontano da riscoprire a ogni curva. L’incanto della natura è anche questo: scoprire di esserne parte anche quando si pensa di essere più grandi, più forti, più veloci».

È così, tra questi pensieri e gli occhi sull’asfalto, che ci dirigiamo verso Malga Lessinia, a 1600 metri d’altitudine. Una curva dietro l’altra guida la danza delle nostre SuperSport, agili tra le pieghe dei tornanti e subito reattive per accelerare di nuovo verso la prossima svolta, baciate sempre più intensamente dalla frescura del bosco e dai raggi del sole. Siamo ora nel Parco Naturale della Lessinia, dove uno sguardo attento può riportare ai tempi della Seconda guerra mondiale. Le trincee di guerra che segnavano il confine con l’Austria si possono vedere ancora, perfettamente conservate dalla natura come se ormai ne fossero parte integrante. La storia, dopotutto, è destinata a lasciare il suo segno sul territorio. Anche la storia più cruda.

Lasciamo i ricordi in questi luoghi: il nostro viaggio è ancora lungo ed è giunto il momento di dare soddisfazione al nostro palato. Discendiamo di nuovo i monti e arriviamo a Erbezzo, un paesino di 700 abitanti che ci accoglie con una stradina diretta al suo centro. Non potevamo chiedere di meglio: tavoloni e panche di legno, pasta fatta in casa e funghi, formaggi pronti a deliziarci. Lo scopo del nostro viaggio non era questo, ma riscoprire i sapori di questo luogo lontano dalla città, ma incredibilmente vicino ai cuori dei veronesi, è ora una priorità. Nessuna esitazione, anche il gusto unico della Lessinia fa parte di noi.

 

Con il corpo saziato e lo spirito rinvigorito, siamo pronti a riprendere la nostra strada, che ci porta in quota verso Malga San Giorgio. Superiamo Contrada Scandole e Contrada Biancari, poi risaliamo l’altura davanti a noi per arrivare ai Tracchi. Qui ogni sosta è buona per scoprire sentieri che conducono verso nuovi crinali, radure inaspettate e – perché no – rifugi in cui poter riposare le gambe e liberare la mente. Il nostro posto, però, oggi è accanto ai motori e ai cilindri: è ora di andare, superare in una curva Malga San Giorgio e scorgere gli impianti sciistici. La strada ci culla tra le sue morbide curve, conducendoci nuovamente verso il fondovalle. E proprio quest’ultimo tratto merita di avere un po’ di spazio in questo racconto itinerante, perché tra Camposilvano e Velo Veronese si può ascoltare la storia più antica del mondo, che passa a ritroso dalla preistoria fino alla formazione della terra. Proprio qui, tra questi monti, ci sono reperti archeologici tra i più antichi d’Italia, fossili animali e vegetali che fanno da apertura a più magnifiche creazioni della natura come il Covolo di Camposilvano.

Una voragine di oltre 60 metri si apre ai nostri piedi e laggiù, nascosto tra la vegetazione, scorgiamo il covolo vero e proprio, una grotta alta 35 metri e profonda altri 50 che si dice abbia ispirato Dante Alighieri per la descrizione dell’ultimo cerchio dell’Inferno in cui Lucifero è imprigionato tra i ghiacci. Non è strano che in questi luoghi si arrivino a citare i grandi capolavori della letteratura italiana, qui la cultura è da sempre linfa vitale e le leggende sulle “fade” che abitavano i covoli rimangono ancora oggi una delle storie più interessanti della tradizione veronese.

«Non è strano che in questi luoghi si arrivino a citare i grandi capolavori della letteratura italiana, qui la cultura è da sempre linfa vitale e le leggende sulle “fade” che abitavano i covoli rimangono ancora oggi una delle storie più interessanti della tradizione veronese».

Abbandoniamo questi luoghi magici e arriviamo finalmente a Velo: il suo piccolo centro ci accoglie festoso, pieno di gente che si gode la frescura della montagna, lontano dal caldo che sta avvolgendo la città. Ancora qualche sguardo a questo piccolo gioiello tra i monti e siamo pronti per tornare verso valle, dove la nostra realtà urbana ci richiama. La discesa però è tra le più dolci: ci godiamo fino alla fine i tornanti che hanno guidato la nostra giornata, come fossero gli ultimi bocconi di un dolce prelibato che assapori anche se sazio. Arriviamo a Mezzane di Sopra e poi svoltiamo verso Montorio, già immerso nell’alone cittadino di Verona. Prima di arrivare salutiamo con un ultimo profondo respiro l’aria fresca di questa avventura e con un ultimo e intenso sguardo il paesaggio che ancora ci circonda. Quando la natura ti abbraccia così, è difficile non sentirti parte del vento.

Alla fine della nostra giornata spegniamo i motori dove il racconto è cominciato. Piazza San Zeno è immersa nella sua classica tranquillità, come se nulla fosse successo e il nostro viaggio fosse stato solo un sogno a tutto gas. Verona, non ci puoi imbrogliare: la sensazione di libertà è ancora vivida sulla nostra pelle e a questo vogliamo brindare.

Alla tua, Lessinia.

Articolo: Martina Vanzo   Fotografie: Martina Padovan
Assistenti alla fotografia: Simone Toson e Massimiliano Zucchi
Piloti: Mauro Farina e Federico De Nardis 

Mappa itinerario: link

Moto: Ducati Supersport e Supersport S 

 


 

Ducati Supersport: Motore Ducati Testastretta 11°, bicilindrico a L, distribuzione Desmodromica a 4 valvole per cilindro, raffreddamento a liquido, cilindrata 937 cc, potenza max 110 CV a 9.000 giri/min, coppia massima 9,5 kgm a 6500 giri/min. Cambio a 6 marce. Telaio a traliccio in tubi di acciaio fissato alle teste, sospensioni regolabili (Öhlins per la versione S), freni a disco Brembo con pinze anteriori monoblocco. Altezza sella 810 mm, interasse 1.478 mm, peso in ordine di marcia 210 kg. Pneumatici: Pirelli Diablo Rosso III, ant. 120/70 ZR17, post. 180/55 ZR17. Parabrezza regolabile. Dotazione elettronica: Riding Mode, ABS Bosch, Ducati Traction Control, Display LCD, faro anteriore con Daytime Running Light (DRL), predisposizione per Ducati Quick Shift up/down (di serie sulla versione S). Consumi ed Emissioni: Standard Euro 4, Consumi 5,9 l/100km, Emissioni CO2 136 g/km.

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