Gustav Willeit è un fotografo dell’Alta Badia che ha dato vita a un progetto dal titolo PERSPE e che trae la sua origine da un frammento della parola tedesca Perspektive (prospettiva), Scopriamolo in questo articolo.
Amo la complessità dell’Essere Umano.
Cerchiamo di creare ogni genere di artifizio in modo completamente razionale e tecnico per lasciarci affascinare, ma il nostro istinto, quasi totalmente assopito, riesce ad accorgersene in un attimo.
L’asettica simmetria creata da Gustav nel suo progetto PERSPE attrae l’occhio umano, lo tiene su di sé per qualche momento, ma nel frattempo qualcosa dentro di noi stranisce: qualcosa di quasi stonato, contrario al concetto di equilibrio proprio della simmetria.
La risposta a questa sensazione sta proprio nell’artifizio: il nostro cervello riconosce come familiare la simmetria naturale, perfetta nel suo essere non esattamente speculare, ma rimane stupito e incuriosito dalla simmetria architettonica, o come in questo caso da una riflessione dell‘immagine allo specchio, tecnicamente non possibile in natura, accompagnata da una presenza umana decisamente strategica che fa del lavoro di Gustav Willeit qualcosa di diverso dal “reportage” per definizione, forse più vicino all’espressione artistica.
Le inquadrature, con le loro prospettive così studiate, destabilizzano l’osservatore.
Tutto viene specchiato artificialmente, ad eccezione della presenza umana che risponde a una logica diversa, indipendente, come potesse muoversi a suo piacimento all‘interno del fotogramma.
Dal punto di vista architettonico – ma più realisticamente in tutte le realtà che ricadono nella dicitura visual – il tema della simmetria è spesso causa di discussioni tra le diverse scuole di pensiero, tra chi la considera un fattore negativo e chi invece ne riconosce il valore nel latente bisogno di ordine insito all’interno dell’essere umano stesso.
Secondo l’architetto e urbanista Bruno Zevi la simmetria «è qualcosa di decisamente classico, istintivo, anche banale, che viene usato per soddisfare appunto quel bisogno di sicurezza, per contrastare la paura della flessibilità, della relatività della crescita, insomma del tempo vissuto. Si evoca il passato greco-romano mitizzandolo, per nascondere l’instabilità del presente».
È da sempre così: «la simmetria è la facciata di un potere fittizio che vuol apparire incrollabile. Gli edifici nel nazismo, della Russia di epoca sovietica sono tutti simmetrici. La divisione in due in base ad un asse, generalmente verticale, di un edificio lo rende infatti assolutamente semplice da comprendere perché immobilizza il movimento e non ha altro da dire».
Al contrario l’asimmetria destabilizza, incuriosisce, sbilancia nel vero senso della parola. Se pensiamo a Picasso, nessuno di noi dubita del fatto che fosse un sostenitore dell’asimmetria e che la usasse sapientemente per creare caos, per rendere l’idea di qualche accadimento decisamente concitato, per niente stabile.
Immanuel Kant ci insegna come “Tutte le regolarità rigide, come ad esempio le trame matematiche, sono intrinsecamente ripugnanti al gusto, in quanto la loro contemplazione non ci offre piaceri durevoli e ci stancano quasi subito”.
Se pensiamo che durante il Rinascimento italiano esisteva una corrente di pensiero per la quale il viso stesso dell’uomo veniva diviso in destra e sinistra, dove destra doveva rappresentare “l’io” mentre la sinistra il “non io”, possiamo renderci conto si quanto simmetria-asimmetria siano due forze davvero insite nel nostro essere, vedere e pensare fin da quando l’uomo ha memoria.
La vera bellezza è quindi il risultato della simmetria, ma solo se sapientemente abbinata ad un giusto punto di asimmetria, ed è esattamente quanto ci offre questo progetto fotografico.
Il titolo di questa serie, PERSPE , trae la sua origine da un frammento della parola tedesca “Perspektive” (prospettiva): una dichiarazione programmatica che vuole alludere al lavoro compositivo, basato sulla simulazione che sfrutta appieno le opportunità date dalla tecnologia digitale. L‘artista traccia una prospettiva non naturale, bensì “ideata“, inventata, che, ricorrendo allo sdoppiamento dell‘immagine e ottenendo in questo modo una simmetria perfetta – eccetto un elemento dissonante – attua e crea dei luoghi “altri”.
Katharina Moling
Gustav Willeit è nato nel 1975 ed è cresciuto a Corvara in Alta Badia. Dal 2000 al 2004 ha compiuto gli studi presso la F+F Schule für Kunst und Design di Zurigo, acquisendo una capacità tecnica che si palesa chiaramente nell’impianto formale che supporta la sua innata visione poetica del mondo. Nel 2005 è stato assistente presso gli studi di vari fotografi a Zurigo. Dal 2006 è libero professionista, diviso tra Italia e Svizzera.
Articolo: Martina Padovan
Contributo fotografico: Gustav Willeit