Gennaro Iaccarino, Actor, Rome, Italy

Tra gli anni ‘50 e ‘70 il boom cinematografico ed artistico che dilagava un po’ ovunque, in Italia prese sede a Roma, e più specificatamente a Cinecittà, che fu denominata per questo la “Hollywood sul Tevere”. Da quel momento, Roma divenne il cuore pulsante di una creatività tutta Italiana e la mecca per tanti giovani attori in cerca di ispirazione artistica e – perché no – di successo.
Gli anni sono passati e purtroppo il panorama artistico-culturale italiano non è più quello di cinquant’anni fa, ma Roma rimane sempre un punto di riferimento per tutti quei giovani che vogliono fare dell’Arte il loro mestiere e che lasciano le loro case per inseguire un sogno.
Dinanzi alla maestosità della chiesa di San Giovanni incontriamo proprio uno di questi ragazzi “emigranti per l’arte”, un giovane attore che, con studio e tenacia, giorno dopo giorno, si sta ritagliando il suo spazio nel panorama teatrale e televisivo italiano.
Si chiama Gennaro Iaccarino, ha 35 anni, è nato a Sorrento e porta con sé tutto l’estro partenopeo insieme alla malinconia della costiera. Attore diplomatosi al Teatro Bellini di Napoli, doppiatore, scrittore di piccoli testi teatrali e collaboratore con importanti associazioni culturali come Fabrica, Gennaro Iaccarino non smette mai di creare e di ricercare nuovi stimoli per dar voce alla sua anima.

La prima cosa che gli chiediamo è proprio quando e perché sia approdato a Roma.

A vent’anni mi resi conto che a Sorrento avevo fatto, artisticamente parlando, tutto quello che potevo fare e che se fossi rimasto lì difficilmente avrei superato una certa soglia di professionalità; così presi materialmente tutte le mie cose, le misi in un furgoncino e partii alla ricerca di un posto dove potermi esprimere, non solo a teatro, ma soprattutto nella vita. Allora non fu doloroso, ma una parte inevitabile di un percorso; lo è di più adesso.

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Con un po’ di maturità in più, mi dispiace aver lasciato Sorrento, perché un ragazzo dovrebbe avere la possibilità di sentirsi a casa sempre, ma sento che porto molto dentro di me di quella cultura e di quei posti. Roma, poi, mi piace molto, mi dà sempre nuovi stimoli ed io sono sempre alla ricerca di nuovi orizzonti.

«presi materialmente tutte le mie cose, le misi in un furgoncino e partii alla ricerca di un posto dove potermi esprimere, non solo a teatro, ma soprattutto nella vita».

Come furono i tuoi esordi romani?

gennaro-iaccarino-14All’inizio ero molto insicuro e sfruttavo ogni occasione per mettermi alla prova o sperimentare. Cominciai anche a portare in scena qualche pezzo scritto da me. Poi ci fu un avvenimento che in qualche modo mi sbloccò: stavamo facendo un piccolo spettacolo in una palestra, abbastanza angusta, nel quartiere San Lorenzo, e durante il mio pezzo una ragazza svenne. Io non mi feci prendere dal panico, la presi, la portai in bagno, la feci riprendere e poi tornai sul palco a finire quello che avevo sospeso, tutto con il massimo rispetto della parte, del contesto e degli spettatori. In quel momento, nella gestione di un emergenza, fu come se qualcosa dentro di me si fosse sbloccato, come se gli insegnamenti dell’Accademia, l’istinto e la mia natura combaciassero perfettamente in qualcosa di armonico. Questo mi diede il coraggio di andare avanti.

Quindi nei tuoi personaggi c’è molto di te o sono il più delle volte costruiti?

gennaro-iaccarino-10Ho la fortuna di essere camaleontico nella mia natura, “uno, nessuno, centomila”, e sono curioso e sempre alla ricerca di  nuovi orizzonti; questo fa sì che quando inizio a lavorare su un personaggio, alla fine viene sempre fuori qualcosa di me… ed a volte ne farei anche a meno! Spesso l’input per creare viene da situazioni che nascono dalla vita. Alle volte ti disperi per un avvenimento e quando dopo mesi ci ripensi ti viene solo da ridere: questo passaggio dal tragico al tragicomico mi accompagna spesso nel processo creativo.

«Spettacolo dopo spettacolo, capisci sulle tue spalle cosa funziona e cosa no: come allungare o stringere una battuta, ne cambi l’effetto, il valore di una pausa, ma soprattutto è molto importante il saper gestire le emozioni».

 

E la tecnica?

Quando lavoro su un personaggio lo faccio senza sosta, ma più che alla tecnica mi affido all’esperienza. Spettacolo dopo spettacolo, capisci sulle tue spalle cosa funziona e cosa no: come allungare o stringere una battuta, ne cambi l’effetto, il valore di una pausa, ma soprattutto è molto importante il saper gestire le emozioni.

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Questo mestiere nasce quasi sempre da persone che hanno uno spiccato bisogno di esprimersi, di comunicare e che quindi spesso lavorano “di pancia”, come diciamo noi. Ma se non si è sostenuti dalla tecnica, che ti aiuta a incanalare le emozioni, corri il rischio di perdere gran parte di quello che puoi dare.

Oltre ad essere attore e doppiatore collabori con Fabrica, un’associazione culturale romana ormai consolidata. Come è nata quest’avventura e di cosa si occupa Fabrica?

Fabrica è un’associazione culturale work in progress, perché anno dopo anno stiamo affinando i progetti e proponendo sempre nuove sperimentazioni. È nata cinque anni fa dall’idea di Francesca Caprioli e Bruno Corazza di fare una serie di spettacoli di reading e musica che ruotassero attorno ad un unico tema innovativo, mai banale. Io andai una sera come spettatore, mi piacque molto e cominciai a seguirli diventando presto amico dei fondatori; così, un giorno, mi proposero un reading insieme. Da allora sono quasi quattro anni che collaboriamo. Ora Fabrica è una serie di appuntamenti culturali con un entourage sostanzioso, costituito da quattro attori, un direttore musicale e tanti musicisti. Ci cimentiamo soprattutto in reading, cercando sempre di apportare delle novità alla struttura base, con temi nuovi o creando delle situazioni particolari. Il reading è sempre difficile, ci vuole un grande equilibrio tra le parti per tenere viva l’attenzione del pubblico.

Negli ultimi anni stai lavorando molto: ti abbiamo visto al Teatro Eliseo ne “Le allegri comari di Windsor” con Leo Gullotta, per il cinema hai doppiato la voce cantata del Postino Pat nell’omonimo film d’animazione, e infine, proprio qualche mese fa, ti abbiamo visto in tv nella serie Rai “Baciato dal Sole”. Possiamo dire che stai avendo successo. Pensi che questo ti abbia cambiato?

Sarei ipocrita se ti dicessi di no, ma non nel modo più banale e comune della cosa. Non mi sono montato la testa, se è questo che vuoi sapere. È l’esperienza che ti cambia, è l’età. Nel caso della fiction Rai, ho avuto la fortuna di lavorare per sei mesi in un ambiente pulito, corretto e professionale dove non c’era modo di fare lo spavaldo. Anzi, se lo fai, essendo tutti del mestiere, ti escludi da solo ed un attore, soprattutto se giovane, non può permettersi questo lusso. Io ho vissuto quell’esperienza in modo molto onesto, diventando amico di tutti, dal fonico al regista, e questo ha reso ancora più bello quello che stavo facendo.

gennaro-iaccarino-2 Non vado alla ricerca del lustrino che ruota intorno a certi ambienti, anzi mi dà quasi fastidio perché distrugge quello che di vero c’è in questo mestiere. I grandi cambiamenti li ho visti sul mestiere, sulla tecnica che ho affinato e sui provini: arrivare ad un casting ed essere riconosciuto per un particolare personaggio è sicuramente gratificante oltre che una carta in più da poter giocare per un futuro ingaggio.

E da grande cosa vorresti fare: teatro, cinema o tv?

Qualsiasi cosa. Qualsiasi cosa in cui possa non essere sostituibile perché sono io. II cinema mi piacerebbe molto, sarebbe una grande sfida. Si parla spesso con troppa facilità del cinema, ma mettersi davanti ad una telecamera non è facile. Fare l’attore non è facile.

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Cosa voglio fare da grande? Quello che volevo fare da piccolo! Dovremmo sempre ricordarci cosa volevamo fare da grandi quando eravamo piccoli. Perché allora eravamo sicuramente più lucidi di quanto non lo siamo diventati crescendo. Da piccoli si è lucidissimi perché liberi dalle frustrazioni del mondo, dalle sovrastrutture che con l’età ci creiamo. Io da piccolo volevo fare l’attore e credo che da grande farò quello!

Abbiamo passeggiato ancora un po’ con Gennaro per le vie della Città Eterna e ci ha raccontato che sta facendo nuovi provini perché un attore è sempre alla ricerca di nuove sfide e che alle volte si sente come un criceto che gira senza sosta Nella sua ruota. Ci ha raccontato che non affida tutto al lavoro, ha un cuore, degli amici e continua la sua ricerca di un equilibrio.

gennaro-iaccarino-9Abbiamo passeggiato ancora un po’ con Gennaro per le vie della città eterna e ci ha raccontato che sta facendo nuovi provini perché un attore è sempre alla ricerca di nuove sfide e che alle volte si sente come un criceto che gira senza sosta nella sua ruota. Ci ha raccontato che non affida tutto al lavoro, ha un cuore, degli amici e continua la sua ricerca di un equilibrio. Prima di salutarlo ci ha detto: «Vorrei che quest’articolo mi raccontasse, che non uscisse qualcosa che non mi appartiene. Detesto quando non mi riconosco in quello che scrivono».

Noi speriamo di averlo accontentato.

Nota della redazione: Gennaro Iaccarino è parte del cast del film “Il mio vicino del piano di sopra” del regista Fabrizio Costa (Pepito Produzioni), con Sergio Rubini, di prossima uscita su Rai 1.

Articolo: Eva D’Amico  Shooting fotografico: Leonardo Kurtz

Eva D'amico

Contributor - Writer

Siciliana nel corpo, nell'anima e nello spirito, parte in missione apostolica all'età di 18 anni per diffondere il verbo dell'arte e dell'arancina a chi se ne dimostrasse degno. Rara combinazione di estro creativo meridionale ed organizzazione di stampo teutonico.