Désirée Zucchi, TedX Speaker’s Coordinator: time to rock

Désirée Zucchi è Speaker’s Coach & Coordinator per TEDx Verona, l’associazione no profit che organizza conferenze ad alto contenuto di innovazione in tutto il mondo. L’abbiamo incontrata e ci ha raccontato una storia di idee ed energia.

«Idee che vale la pena diffondere» in grado di poter cambiare, in toto o anche solo in minima parte, la nostra mentalità o visione personale del mondo. E farlo grazie al racconto di esperienze così forti da ispirare un cambiamento positivo in ognuno di noi. Questo, in poche parole, l’obiettivo di TED (acronimo di Technology, Entertainment, Design), l’associazione no profit che, grazie all’organizzazione di conferenze in tutto il mondo, da anni riesce a far incontrare menti stupefacenti e persone dal pensiero innovativo capaci di uscire dagli schemi, ispirare e sprigionare energie in grado di dare una spinta innovativa al pensiero globale, grazie a dei talk in cui ogni speaker ha a disposizione un massimo di venti minuti.


Désirée Zucchi, Speaker’s Coach & Coordinator per TEDx Verona, ha intuito anni fa il potenziale dirompente di un format come questo e, insieme ad un gruppo di volontari, ha dato vita nel 2014 all’edizione scaligera del format. Da allora Tedx Verona, con un approccio volutamente multidisciplinare, riunisce una volta l’anno personalità di spicco che si alternano su un palco per condividere con una platea idee, storie, visioni e passioni. A lei abbiamo chiesto di  raccontare lo spirito, l’essenza e l’impegno alla base di ogni conferenza TED.

Désirée, puoi raccontarci qual è la tua formazione, il tuo percorso lavorativo e come sei approdata al progetto TEDx?

«Mi ritengo una persona molto fortunata perché ho sempre potuto coltivare alcune grandissime passioni, che hanno poi avuto molto rilievo nelle mie scelte lavorative: la musica, la scrittura e la fotografia. La mia indole curiosa mi ha portata a preferire lavori e progetti che comportassero dinamismo e contatto con le persone.

Desiree Zucchi con macchina fotografica

Con una laurea in lettere nel cassetto ho lavorato sia come fotografa per la moda sia come giornalista, occupandomi di recensioni di concerti e mostre fotografiche per un quotidiano locale.
In seguito, grazie al ruolo di responsabile comunicazione, marketing ed eventi per Fnac Verona, ho potuto unire i miei interessi creativi ad una professione manageriale. Quello che mi entusiasmava era poter portare nella mia città artisti mainstream, scrittori, musicisti emergenti, personaggi e idee che fino ad allora non erano mai stati a Verona, con un format che ancora non esisteva: dall’incontro diretto col pubblico allo showcase musicale.
Chiusa quest’esperienza ho iniziato nuovi percorsi sempre nell’ambito del marketing, della comunicazione e della organizzazione di eventi che mi hanno portata principalmente fuori Verona. Ma il legame con la mia città e il mio interesse per il tema dell’innovazione era così forte che non ho smesso di occuparmene. Così ho assunto il ruolo di selezionatrice e curatrice degli speaker per l’edizione scaligera della conferenza TEDx».

Ci puoi spiegare in cosa consiste il format di conferenze TEDx e i motivi per cui ti ha affascinato al punto tale da prenderne parte?

«Il format di conferenza TED è nato diversi anni fa grazie a Chris Anderson, un giornalista che ebbe l’illuminazione di pensare a come poter diffondere al meglio le idee innovative di alcuni tra i pensatori più interessanti e visionari. TED è un acronimo che significa “Technology, Entertainment, Design”, le tre tematiche su cui si è sviluppato inizialmente questo format. In seguito, le discipline affrontate si sono ampliate fino a coprire temi multidisciplinari, in ogni ambito.
Il termine Entertainment, così come Design, non è stato scelto a caso: secondo Anderson la trasmissione del pensiero innovativo non deve essere contrassegnata da un’aura di serietà o austerità ma, al contrario, deve avvenire tramite processi creativi. Quel che conta, infatti, non è solo promuovere l’innovazione in ambito tecnologico, con i suoi sviluppi sociali e ricadute di profitto, ma anche e soprattutto un’idea di bellezza condivisa.
Il gruppo che si forma per organizzare un TEDx è una community di volontari che mette ogni energia per organizzare un evento aperto alla cittadinanza, per  favorire l’incontro con “idee che vale la pena diffondere”. La forza di queste idee trova poi spazio sulla piattaforma internazionale ted.com, dove vengono caricati i video di ogni conferenza».

«Il gruppo che si forma per organizzare un TEDx È una community di volontari che mette ogni energia per organizzare un evento aperto alla cittadinanza, per favorire l’incontro con “idee che vale la pena diffondere”». DÉSIRÉE ZUCCHI

 

«In questa community il mio ruolo è quello di scegliere la rosa finale degli speaker, quindi le idee e i contenuti che verranno comunicati sul palco e la formazione degli speaker. Ognuno di loro ha al massimo venti minuti per raccontare la sua idea, da solo sul palco, in uno speech che ha più l’aspetto di un monologo che quello di una conferenza: il pubblico non interviene, l’ispirazione nasce fortemente dalla capacità empatica di chi è sul palco».

In questo particolare format di conferenze qual è il tuo apporto alla definizione delle tematiche e alla selezione dei testimonial che vengono chiamati a parlare?

«La nostra conferenza, rispondendo alle linee guida di TEDx, vuole portare a conoscenza della nostra realtà locale idee di personaggi che vengono da fuori, ma anche e soprattutto raccontare storie di veronesi che hanno creato qualcosa di grande, magari all’estero, o nella nostra stessa realtà, di cui la maggior parte di noi non conosce nemmeno il nome.
Il mio lavoro è quindi anzitutto di scouting: raccolgo le idee durante tutto l’anno, mi documento sia su tematiche di interesse globale, come l’innovazione digitale, quella tecnologica, le dinamiche di organizzazione sociale e le diverse forme di business su scelte di vita così particolari e disruptive da non poter essere ignorate.
Stimolo i colleghi del team a fare una ricerca altrettanto attenta, servendomi all’occorrenza anche di persone esperte di specifici settori, in modo che ci sia una pluralità di proposte, e una volta identificate le aree tematiche, o le personalità più interessanti, inizio una ricerca più approfondita su chi, tra i nomi già autorevoli e persone non note (caratteristica fondamentale in TED), possa essere in grado di tenere uno speech sul palco.
Si tratta di un approccio ad oggi volutamente multidisciplinare: vogliamo parlare di tematiche diverse, anziché proporre un tema unico. Il tema – quest’anno sarà TIME TO ROCK – è il fil rouge attorno al quale si costruiscono gli interventi e funziona da chiave di lettura dell’approccio alla tematica, più che da confine sui contenuti. La risposta di Verona finora è stata grandiosa: attorno al format TEDx si stanno raccogliendo sponsor, partner, comunità di innovatori locali che in qualche modo vogliono contribuire alla riuscita di questo evento, ormai attesissimo nella nostra città. Il primo anno, nel 2014, i 100 biglietti sono finiti in 9 minuti, dagli anni successivi la possibilità di accogliere 800 persone in Gran Guardia non ci ha ha tuttavia permesso di soddisfare tutte le richieste di partecipazione».

Ci sono dei temi che ti hanno attratto in modo particolare in questi anni di organizzazione del TEDx Verona?

«Se dovessi pensare a un tema, non potrei non menzionare la ricerca del Prof. Massimo Delledonne dell’Università di Verona sul genoma. Questo lavoro, che il Professore di genetica ha perfezionato sul proprio DNA, ha risvolti importantissimi sull’impostazione della medicina del futuro: quello che sta scritto nel nostro patrimonio genetico, se conosciuto fin dalla nostra nascita, può preservarci da malattie e prepararci al meglio per affrontare quelle inevitabili.

Anche l’evoluzione del concetto di cibo e di alimentazione ha fatto parte del nostro percorso. Un’evoluzione che porterà nel prossimo futuro a scenari impensabili fino a poco tempo fa. Per iniziare a far riflettere il pubblico di TEDx su questo tema e le sue tante implicazioni (salute, consumismo, sostenibilità) abbiamo invitato Marco Ceriani, CEO di Italbugs, start up che mira a realizzare colture di insetti a scopo alimentare. Sapere che esistono investitori in Italia disposti ad investire su una realtà che mira a trasformare gli insetti in alimento commestibile rappresenta sicuramente un tema forte ed un argomento di rottura dai canoni classici di pensiero.
La retorica stessa, base della comunicazione nel format TED, è stata argomento di riflessione, grazie a Simon Lancaster, inglese, tra i massimi esperti di speechwriting e ghost writer, tra gli altri, di Tony Blair: secondo Lancaster la retorica per centinaia di anni è stata parte della formazione delle persone, perché aumenta la loro capacità di contrattazione e di convincimento, quindi di potere. In questo senso, retorica fa rima con democrazia, ed è quindi un atto dovuto la formazione dei giovani sul public speaking. Il suo video registrato a TEDxVerona ha raggiunto su Youtube il milione di visualizzazioni in un anno, un record assoluto per uno speech di un evento locale.
Nella selezione degli speaker non scordo mai la necessità di inserire uno speech motivazionale: per questo vado alla ricerca o di atleti carismatici o personaggi che hanno affrontato e vinto grosse sfide nella loro vita: tra tutti, Tamara Lunger e Alex Bellini sono stati nostri speaker validissimi».

Nello specifico, quali sono i principali criteri di selezione degli speaker e come li accompagni nella loro preparazione dello speech?

«Stare su un palco di TEDx non è come fare un monologo in una qualsiasi altra conferenza. Un evento TEDx ha un pubblico molto eterogeneo, ma al contempo molto attento e con un livello culturale elevato. Per questo motivo chi viene invitato a parlare sul palco deve essere un punto di riferimento nel proprio settore e deve avere capacità di coinvolgimento nell’espressione. È un pubblico preparato, attento e in qualche modo, esigente. Si aspetta di venir incuriosito e sorpreso.


Il mio compito non riguarda quindi solo la selezione degli speaker, ma anche la necessità di armonizzazione i contenuti tra loro, quindi organizzare gli interventi in una scaletta che non crei sovrapposizioni di tematiche, ma disegni invece un preciso percorso emotivo. Per questo mi occupo anche di affiancare i relatori nella costruzione del testo del loro speech, e della presentazione dal vivo. Attraverso colloqui individuali e skype call instauro un contatto diretto con il nostro testimonial: una sorta di accompagnamento fino al momento in cui salirà sul palco.

«L’umorismo è una chiave imprescindibile in questi talk, a cui noi italiani non siamo abituati: solo di recente stiamo accettando di farci contaminare in questo dai nostri maestri anglosassoni, che nello humor non vedono un limite alla serietà dell’esposizione, ma giustamente una chiave di attrazione dell’attenzione». Désirée Zucchi

Con umiltà inizio un percorso al loro fianco, per arrivare a capire il focus di quello che ognuno dei nostri speaker può dire, dando un taglio ispirazionale. A volte gli stessi speaker si stupiscono della forza che può avere per loro lo storytelling, il sapersi raccontare ad una platea estranea. Riuscire a far emergere il valore del loro racconto può rivelarsi un percorso lungo e complesso, in cui ci si mette in gioco con umiltà, da ambo le parti.
L’umorismo è una chiave imprescindibile in questi talk, a cui noi italiani non siamo abituati: solo di recente stiamo accettando di farci contaminare in questo dai nostri maestri anglosassoni, che nello humor non vedono un limite alla serietà dell’esposizione, ma giustamente una chiave di attrazione dell’attenzione».

Ci sono talk o speaker a cui hai avuto modo di assistere (o di vedere tramite il canale Youtube dedicato) nella galassia TEDx che avresti voluto selezionare personalmente?

«Certamente. Uno dei miei talk preferiti è quello di Rita Pierson “Every kid needs a champion”, sul ruolo dei docenti nella formazione dei giovani, nella strutturazione della loro personalità, che resta poi per tutta la vita. Un altro talk straordinario è stato quello del giovane Jack Andraka, che a soli 14 anni ha scoperto un metodo di screening per il tumore al pancreas di cui era morto un suo caro amico. La dimostrazione che la voglia di uscire da un problema è così forte da portare chiunque a potersi applicare per trovare una soluzione.

O ancora l’intervento di Matt Cutts, manager di Google, che ha raccontato in sei minuti (tanti ne bastano per un talk di puro effetto) come sia importante porsi obiettivi sempre nuovi. Ogni trenta giorni se ne pone uno differente come, ad esempio, andare in bici al lavoro per un mese consecutivo oppure imporsi di scrivere un libro anche senza qualsivoglia ambizione editoriale. Ecco, in questo video è concentrata la capacità di un format che in pochi minuti riesce a passare messaggi stimolanti per la motivazione di chi ascolta».

So che state lavorando alla prossima edizione di TEDxVerona, che si terrà il 7 e 8 ottobre, sempre alla Gran Guardia, e Il processo di selezione dei relatori è già in atto. Se tu potessi scegliere e ottenere la presenza di uno speaker, chi sogneresti di invitare?

«Mi piacerebbe proporre una tematica sulla necessità di dare spazio alla propria vita creativa. “Time to rock” è anche questo. Vorrei anche stimolare il confronto su come vivere al meglio l’era digitale, con le sue contraddizioni, le opportunità e gli scenari che ci sottoporrà negli anni: in questo quadro, dove la tecnologia avvicina e al contempo allontana le persone, capire come cogliere il meglio dell’innovazione senza perdere la tangibilità delle relazioni, il rapporto con la natura, i tempi lenti della riflessione.
C’è già un processo di reazione in atto: penso, ad esempio, all’artigianato che sta riemergendo e con esso la rivalutazione di molte professioni che sembravano quasi scomparse. Una sorta di reazione naturale all’avvento della società digitale.


Se invece mi permetti di sognare e di lasciarmi trascinare dalla mia passione per la pallacanestro, come speaker motivazionale avrei un solo e unico desiderio: avere sul palco Kobe Bryant. Un sogno impossibile, ma mai dire mai nella vita».

Articolo: Mauro Farina  Shooting fotografico: Barbara Rigon


“Time to Rock”  è il titolo del prossimo appuntamento di TedX Verona che si terrà il 7 e l’8 Ottobre 2017, primo evento TEDx italiano strutturato su due intere giornate di workshop e conferenze.

Mauro Farina

Founder - Creative Content Manager

Altoatesino di nascita, bolognese nel cuore e veronese d’adozione, vive in simbiosi con la sindrome del bambino di fronte alla vetrina del negozio di giocattoli. Vorrebbe comprare tutto, ma non potendoselo permettere sublima raccontando ciò che divora con gli occhi.