Adriano Mujelli, Jewelry Designer & Visual Artist, Workplace, Verona

Adriano Mujelli

 

È stata una scelta impegnativa quella di Adriano, infatti ha deciso di proporre il suo lavoro di orafo con le sue opere artistiche in due contesti differenti: un contesto veronese, terra di vini e arte, e un contesto estivo, quello che popola l’estate della Costa Smeralda.
IMG_2743Ed è in prossimità di Porto Cervo che Adriano ha scelto di stabilire il suo negozio-laboratorio di oreficeria, mentre il suo nuovo studio da visual artist e fotografo, inaugurato nel 2014, è stato aperto nell’elegante centro storico veronese, ed è un raro esempio di laboratorio aperto ad eventi e incontri dove si possono apprezzare opere in cui l’artista reinterpreta in maniera del tutto nuova il simbolismo urbano. Incontriamo Adriano Mujelli nel suo atelier di Verona, appena in tempo prima del suo trasferimento estivo in terra Sarda.

Inizio seguendo un ordine cronologico: Adriano quando hai deciso di investire in proprio aprendo un laboratorio orafo in Sardegna?

La mia decisione è nata dall’amore spropositato che nutro per questa terra e per lo stile di vita che mi poteva regalare.
Aria pulita, il mare a portata di mano, un clima sempre ventilato e dolce, ritmi lavorativi intensi ma mai frenetici.
La possibilità di confrontarmi a livello lavorativo con una clientela internazionale è stato molto stimolante, e mi ha portato a sviluppare linee nuove, che senza la Sardegna non sarebbero mai nate.
A tutto questo si aggiunge l’incredibile serenità che mi dà questa terra che è stata spesso rifugio per riordinare idee e raccogliere energie, e fonte di ispirazione per progetti fotografici che solo qui potevano prendere forma.

 

“Verona e Sardegna” sono due realtà diverse, che ti hanno portato percorsi creativi profondamente differenti, e dopo anni trascorsi in queste due realtà sei riuscito a raggiungere una sintesi della tua dimensione artistica?

Potrei dire di sì, anche se di vera e propria sintesi non parlerei, al contrario, vivere costantemente due luoghi molto diversi con stili di vita estremamente differenti mi ha portato ad assorbire una moltitudine di stimoli creativi ampia e differenziata, come se vivessi due vite contemporaneamente.
Oggi porto avanti diversi progetti, creando contaminazioni continue fra i tre miei strumenti d’espressione artistica preferiti, la gioielliera, la pittura e la fotografia.

Come reputi Verona oggi per la crescita di un artista?

Sicuramente Verona non è Londra o New York, però credo fermamente che ciò che dipingo oggi non sarebbe mai potuto nascere nelle grandi metropoli sopracitate.
Gli influssi dei muri cittadini della mia Verona, i sapori, i colori, sono sempre presenti nei miei quadri.
Premesso questo, ti dico che parlando con altri colleghi artisti sparsi per tutta Italia, incontro problematiche similari a quelle che incontro a Verona, ma questo non mi scoraggia, anzi lo prendo come uno stimolo per fare.
Io non sopporto le persone che sanno solo lamentarsi di ciò che non va, poiché lo considero un atteggiamento poco costruttivo.
Se ci sono delle rivoluzioni da fare nel mondo dell’arte, chi può farle meglio degli artisti?

I tuoi lavori di fotografia sono più diversificati rispetto alla tua produzione di quadri o trovi un continuum nelle due forme espressive?

Spider-© Adriano MujelliIl percorso fotografico è ancora in una fase di definizione, in uno stato embrionale, per questo cerco di spaziare e sperimentare il più possibile, anche se ho dei progetti in fase di sviluppo che seguiranno una linea ben definita.
I miei quadri al contrario hanno delle fondamenta molto più mature, e questo porta a una crescita stilistica e di contenuti molto più graduale.
Un continuum attualmente non esiste, perché fondamentalmente pittura e fotografia sono due strumenti espressivi estremamente differenti, anche se spesso la fotografia è fonte di ispirazione di alcuni miei quadri.

Sono realmente affascinato dalla tua reinterpretazione del simbolismo urbano; quali sono per te gli elementi indispensabili che ti portano a catturare un’immagine, un dettaglio per poi reinterpretarlo su tela?

I luoghi dove nascono le idee per i miei quadri sono i più disparati, posso essere ebbro in un locale alla moda della “Costa”, come in pub alternativo di Verona, o passeggiando per le vie di Berlino o Londra.Adriano47-© Adriano Mujelli
In realtà non  esiste un luogo ben definito, ma esistono spazi che predispongono uno stato mentale, e in quei momenti per me è fondamentale avere sotto mano il mio taccuino, per congelare con un rapido appunto quella idea, forma o pensiero.
C’è da dire inoltre che sicuramente gli influssi degli anni Ottanta sono tangibili in molte mie opere a livello iconografico, e tuttora la cultura metropolitana underground gioca un ruolo fondamentale nel loro sviluppo.
Come qualsiasi persona che vive nel mondo occidentale subisco un bombardamento passivo costante di immagini, ma invece di raggiungere una assuefazione, assorbo come una spugna e rielaboro e disegno disegno disegno…

 

L’apertura di uno spazio fruibile anche al pubblico di tuoi estimatori e clienti rappresenta indubbiamente un investimento di tempo ed economico non indifferente. Al contempo altri artisti stanno concentrandosi maggiormente sull’utilizzo di social network , in primis Instagram, addirittura per la vendita delle loro opere.  Ritieni l’affidarsi ai social  sia un passo necessario e imprescindibile o la relazione visiva diretta tra opera e cliente è ancora un passo fondamentale?

Social network e internet non possono sostituire l’esperienza di fruizione dell’arte ma oggi sono un fantastico strumento per diffondere e attrarre persone verso l’arte, e se poi qualcuno vuole comprare un’opera vista on line, ben venga.
In realtà, anche se in chiave differente questa problematica esiste già da prima dell’avvento di internet e del fantastico mondo dei social.

Ho studiato per tanti anni storia dell’arte, prima al Liceo Artistico e poi in Accademia di Belle Arti, quasi sempre sui libri, alcuni pieni di illustrazioni e foto, spiegazioni dettagliate, ottimi per avere una infarinatura dell’arte, conoscerne la storia, la filosofia, le dinamiche che stanno dietro un’opera, un gruppo, un periodo, ma assolutamente inutili per restituire l’interezza dell’opera al suo lettore.
Per questo siamo sempre stati spronati dai professori più capaci a viaggiare, andare a vedere le opere d’arte nei luoghi in cui si trovano.
Quindi a meno che un’opera non sia progettata e realizzata espressamente per essere fruita dal web, e ne abbiamo diversi esempi, il 98% di informazioni cognitive vengono perse.
L’esperienza diretta, opera spettatore, è fondamentale e insostituibile.
Secondo me i social come la rete possono giocare un ruolo forte nel raccontare l’arte, le sue dinamiche, tendenze, nel presentare progetti, raccogliere spettatori, e mettere in comunicazione artisti da tutto il mondo.

Articolo: Mauro Farina  Shooting fotografico: Adriano Mujelli e Susanna Sfilio

Mauro Farina

Founder - Creative Content Manager

Altoatesino di nascita, bolognese nel cuore e veronese d’adozione, vive in simbiosi con la sindrome del bambino di fronte alla vetrina del negozio di giocattoli. Vorrebbe comprare tutto, ma non potendoselo permettere sublima raccontando ciò che divora con gli occhi.