Apache Customs, Customizers, Verona, Italy

Esistono luoghi che sono specchio e involucro delle passioni delle persone che, in quel medesimo luogo, vi lavorano. Ambienti nei quali, una volta scoperti, si legano a noi in un modo spontaneo e inestricabile. Il segreto di questo legame risiede nell’autenticità di coloro i quali, con le loro idee e la loro visione comune di un progetto, sono riusciti a dare un significato ai loro sogni e li hanno portati a evolversi in qualcosa di estremante concreto.
Entrare nella sede di Apache Customs rappresenta solo il primo passo per prendere consapevolezza di quanto detto poc’anzi. Quello che, visto da lontano, potrebbe sembrare un anonimo capannone addossato ad altri in un’anonima zona industriale del Veneto, altro non è che l’involucro di un’esperienza per chi vi accede. Un garage che racchiude in sé non solo un’officina per la customizzazione di moto rigorosamente uniche ma anche un ambiente living dove qualunque appassionato di moto possa sentirsi a casa. Tutt’intorno una lunga serie di motociclette e alcune auto: marchi noti e meno conosciuti, pezzi unici che hanno fatto la storia del motociclismo e sognare i nostri padri, oppure telai che solo un’immaginazione ben allenata potrà immaginare alla fine del percorso di restauro.

Entrare nella sede di Apache Customs rappresenta solo il primo passo per prendere consapevolezza di quanto detto poc’anzi. Quello che, visto da lontano, potrebbe sembrare un anonimo capannone ADDOSSATO ad altri in un’anonima zona industriale del Veneto, altro non è che l’involucro di un’esperienza per chi vi accede. 

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Apache Customs è questo e tanto altro: una società di appassionati restauratori, un brand che va oltre il mero concetto di passione motociclistica e il marchio dietro al quale si celano tre amici, tre ragazzi veronesi che hanno voluto dare forma e sostanza ai loro sogni.
Luca Danese, Roberto Butturini e Giorgio Zamboni costituiscono l’anima e il motore di questo progetto. Al loro fianco anche Jacopo Bucciotti, laureato al Politecnico di Milano proprio con una tesi dedicata alla nascita e allo sviluppo di Apache Custom.

Grazie ragazzi per averci accolto nel vostro garage. Da vero appassionato del genere non posso che essere stupito da quanto ho avuto modo di vedere. Il garage nel suo complesso, le moto che fanno bella mostra di sé nella zona officina, la scelta degli arredi. Niente sembra lasciato al caso e denota non solo un’estrema professionalità ma anche un’attenzione al dettaglio non comune. Mi potete raccontare la genesi del progetto Apache Customs?

Luca –  Il progetto Apache Customs nasce in origine da una pura e semplice passione per la moto, mia e di alcuni amici. Circa due anni fa iniziammo quasi per gioco a restaurare alcune motociclette acquistate per noi stessi e per i nostri amici.

Contemporaneamente decisi di aprire una pagina Facebook destinata sia a raccontare la cronistoria dei nostri lavori, sia il mondo custom in generale. Il caso ha voluto che venissi contattato da Panorama: la rivista era in procinto di aprire una rubrica dedicata alle realtà imprenditoriali emergenti italiane, ed evidentemente l’argomento e la nostra comunicazione social li avevano colpiti. Ma in quel momento eravamo niente di più che un gruppo di amici appassionati al mondo delle due ruote, non certo un’azienda.
Non mi persi d’animo e compresi subito l’opportunità che si stava prospettando: ottenere una visibilità tale da permettere di trasformare quello che era poco più che un hobby in una professione vera e propria. Con l’aiuto dei miei amici allestimmo in meno di una settimana un ufficio e un’officina utilizzando quanto avevo a disposizione: una serie di container prefabbricati da cantiere posizionati nel piazzale antistante casa mia.Apache Custom-4183
“Panorama” pubblicò l’articolo e il riscontro non solo fu immediato, ma superò anche le più rosee aspettative. Venimmo subissati di messaggi e commenti sulla nostra pagina Facebook: tutte persone interessate ad acquistare moto restaurate e customizzate da noi o intenzionate a farsi personalizzare la propria due ruote.

«Con l’aiuto dei miei amici allestimmo in meno di una settimana un ufficio e un’officina utilizzando quanto avevo a disposizione: una serie di container prefabbricati da cantiere POSIZIONATI nel piazzale antistante casa mia».

 

Apache Custom-4189Mi resi subito conto che, in un attimo, la cosa era diventata dannatamente seria.
Nella mia immaginazione mi ero già spinto ben oltre l’idea di aprire un’officina: pensavo ad Apache Customs come ad un brand che trasmettesse l’idea di uno stile di vita. Una passione pura e forte che potesse esprimersi in diversi ambiti: dal motociclismo all’abbigliamento, dall’organizzazione di eventi musicali alle serate e molto altro.
Ma in quel momento era indispensabile guardare alla realtà dei fatti e operare concretamente i primi passi.
Mi incontrai quindi con Roberto e Giorgio, amici di vecchia data e meccanici per la concessionaria locale della Harley Davidson. Tra una chiacchiera e l’altra nostri sogni ad occhi aperti si stavano concretizzando a parole.

Roberto –  Il mio percorso prima di arrivare ad aprire Apache Customs è sempre stato contrassegnato dalla mia passione per la meccanica. Dopo gli studi all’Istituto Tecnico ho lavorato per diverse officine fino ad approdare in Harley Davidson nel 2011. Per quanto lavorassi su moto fantastiche soffrivo i limiti e le restrizioni della vita da dipendente. Venni a sapere che Luca aveva iniziato a customizzare moto in casa sua. Ci trovammo insieme a lui e a Giorgio, mio collega in officina, e Luca ci spiegò il progetto per filo e per segno. Non era solo un’idea ma una vera e propria visione. Capii che con impegno e dedizione tutto avrebbe potuto funzionare.
A raccontarlo adesso pare sia passata un’eternità, ma abbiamo iniziato nel 2014. Ogni lunedì ci trovavamo per realizzare la nostra prima moto su commissione: una splendida Honda CB 500 Four. Dopo qualche settimana io e Giorgio ci licenziammo dall’officina.

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Iniziammo a girare sia per mercatini per reperire moto da restaurare e rivendere sia per trovare la location giusta per la nuova attività. Siamo stati estremamente fortunati a trovare questo posto che si concilia perfettamente con la nostra filosofia.
In tre mesi abbiamo ristrutturato il capannone da cima a fondo creando il concept del nostro atelier. Il 12 gennaio 2015 abbiamo aperto ufficialmente questa vera e propria “esperienza” che prende il nome di Apache Custom Motorcycles.

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«Abbiamo sempre avuto le idee molto chiare. L’aspetto che ci affascina maggiormente consiste nel provare a creare un qualcosa che non si esprima solo in un prodotto da vendere ma rappresenti una vera e propria emozione».

Ciò che colpisce immediatamente del vostro progetto è questa idea di brand che va ben oltre l’officina di customizzazione: un marchio che funge da contenitore della vostra filosofia che abbraccia un certo modo di vivere e di divertirsi. Mi sbaglio?

Luca – No, non sbagli. Nella mia testa il progetto Apache partiva già da questo presupposto. Abbiamo passato i primi mesi a restaurare moto e già pensavamo a come realizzare la nostra linea di t-shirt e il nostro marchio di birra artigianale, come allestire lo show room dove accogliere i nostri clienti e amici, dove aprire un nostro locale realizzato a misura e immagine delle nostre passioni.
Abbiamo sempre avuto le idee molto chiare. L’aspetto che ci affascina maggiormente consiste nel provare a creare qualcosa che non si esprima solo in un prodotto da vendere, ma rappresenti una vera e propria emozione.

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La nostra sede ci dà un grande aiuto in questo intento perché si presta a essere un luogo polifunzionale. Puntiamo ad organizzare eventi musicali attraverso una partnership con amici con esperienza e competenza per gestire la parte artistica. Noi mettiamo il nostro brand e la location.

Jacopo – Il progetto di Luca, Giorgio e Roberto ha avuto fin dalle sue origini l’intento di aprire non solo un’officina che permettesse di ridare vita a moto d’epoca, ma un luogo fisico che consentisse di vivere un’esperienza. Ad un anno dall’inaugurazione quest’aspetto è evidente, e lo si nota soprattutto dall’atteggiamento delle persone che entrano in questo posto. Questa è la differenza principale che distingue Apache Custom rispetto ad altri progetti simili.
Ho conosciuto Luca proprio grazie all’articolo apparso su Panorama. Chiesi a lui di poter incentrare la mia tesi sul marketing esperienziale proprio sul suo progetto: un marchio costruito non solo sul prodotto, ma sulla sensazione o sulla serie di sensazioni che vengono fatte provare al cliente. Ho aiutato Luca nelle fasi iniziali del processo d’acquisto, di budgeting e di controlling.
Personalmente, dopo aver fatto una serie di esperienze lavorative anche importanti sono tornato in Apache Custom perché sono convinto che si stia realizzando quella che era la visione iniziale ed è bello farne parte e crescere insieme.

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Siamo attorniati da decine di moto storiche in varie fasi di lavorazione: dai modelli pronti per la consegna a quelli che necessitano di profondi interventi di restauro. Come avviene la ricerca della materia prima, ovvero telai, pezzi e componenti speciali da utilizzare per il vostro lavoro?

Luca – Per la caccia al pezzo io e Roberto ci occupiamo di recuperare la moto da cui partire, a meno che non sia il cliente stesso a portarci la sua. Abbiamo anche svariati clienti che provengono da tutto il Nord Italia con la propria moto customizzata per farsela ritoccare secondo il nostro gusto e secondo il nostro stile.
Più passa il tempo, più si ampliano i nostri canali di approvvigionamento. C’è naturalmente ancora bisogno sia della conoscenza giusta, sia di battere palmo a palmo non solo le mostre scambio ma anche i siti dedicati e le aste online.

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«Comunque vada siamo però consapevoli di una cosa: una volta finita la moda di avere una cafe racer in garage rimarranno solo i veri appassionati. Sono questi i clienti che ci rendono felici di fare questo lavoro».

Negli ultimi anni si è assistito ad una vera e propria esplosione di interesse per le moto in stile Cafe Racer: ho il fondato timore che questa sorta di ribalta si possa tramutare in una moda passeggera. Alle figure storiche del mondo della customizzazione si sono affiancate nuove realtà di questo tipo in tutto il mondo, dalla California all’Estremo Oriente passando ovviamente per l’Europa. Ritenete questo momento un fenomeno transitorio o una situazione esistente da tempo che aveva solo bisogno di venire alla luce?

Luca – Credo siamo di fronte ad una moda passeggera, ma proprio questa consapevolezza ci serve per costruire il futuro. Stiamo vivendo un momento in cui ogni officina può cavalcare l’onda per farsi conoscere e crescere. Noi siamo estremamente consapevoli di avere a disposizione un lasso di tempo di circa due anni per consolidare il nostro brand prima che quest’onda si esaurisca.

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Quello che ci distingue, a prescindere dalle mode, è la passione viscerale che abbiamo per le moto: sportiva, custom o stradale che sia. In ognuna riusciamo a trovare qualcosa che ci affascina. Proprio per questo motivo è nostra intenzione creare con Apache Custom un percorso esperienziale, qualcosa che vada oltre la semplice customizzazione. Comunque vada siamo consapevoli di una cosa: una volta terminata la moda di avere una cafe racer in garage rimarranno solo i veri appassionati, quelli che non ti chiedono di scopiazzare una moto vista su un sito o su una rivista, ma che vogliono condividere con noi un’idea, e con essa una passione. Sono questi i clienti che ci rendono felici di fare questo lavoro.

Articolo: Mauro Farina  Shooting fotografico: Adriano Mujelli 

Mauro Farina

Founder - Creative Content Manager

Altoatesino di nascita, bolognese nel cuore e veronese d’adozione, vive in simbiosi con la sindrome del bambino di fronte alla vetrina del negozio di giocattoli. Vorrebbe comprare tutto, ma non potendoselo permettere sublima raccontando ciò che divora con gli occhi.